Valle Segà

Allevamento ittico e pesca di valle

In Valle Segà vengono allevate le specie tradizionali della vallicoltura: orate, branzini, le cinque specie di cefali, anguille e latterini. Il metodo di allevamento è quello tipico tradizionale di Valle, tramandato nei secoli: alimentazione solo naturale dei pesci, gestione dell’ambiente, sfruttamento dei loro comportamenti migratori.

Il ciclo inizia in primavera, allorquando gli avannotti selvatici pescati nelle lagune di Caleri (RO), Marano Lagunare (UD) e Goro (FE) vengono immessi – “seminati” – all’interno della valle. Durante il periodo estivo gli avannotti assieme al pesce già presente all’interno della Valle si nutrono – “pascolano” –  soprattutto all’interno dei due grandi laghi salati, estesi per 300 ettari, e dei canali più freschi e profondi. In questa fase (primavera/estate) viene continuamente immessa in valle acqua “nuova” proveniente dalla Laguna di Caleri, ricca di sostanze nutrienti e ben ossigenata. Al riguardo, l’immissione d’acqua avviene soprattutto utilizzando la chiavica “Gorgo Segà”: attraverso il bacino sfioratore, unico nel suo genere, grazie al dislivello tra laguna e Valle l’immissione permette una sua significativa ossigenazione. Da qui, in primavera, molti avannotti entrano in Valle spontaneamente, fenomeno chiamato tradizionalmente “monta”.

Alla fine dell’estate viene interrotta l’immissione d’acqua, e grazie ad un potente impianto idrovoro elettrico essa viene espulsa con conseguente diminuzione del livello generale della Valle. Successivamente, verso la metà di ottobre, quando la temperatura si abbassa, viene immessa in Valle acqua salata dalla Laguna di Caleri; l’acqua si diffonde all’interno della Valle attraverso il corpo idrico denominato “Colauro”.  Il pesce, percependo quest’acqua più calda e ricca di ossigeno rispetto a quella ferma presente in Valle, cerca di risalire la corrente verso la laguna, e viene imprigionato all’interno del Colauro grazie ad apposite griglie.

 Inizia così la tradizionale “Fraìma” di Valle, momento fondamentale della vallicoltura veneta. Ai “lavorieri” tutto il pesce catturato con le “Vòleghe” viene selezionato a mano; il pesce pronto per la commercializzazione viene venduto o stoccato provvisoriamente in apposite vasche coperte in attesa di vendita; il prodotto di pezzatura non commerciale viene trasportato nelle peschiere, luogo di svernamento, in attesa della primavera successiva.

 

All’interno delle peschiere, il pesce trascorre tutto il periodo invernale: come detto, sono fosse con fondo sabbioso, profonde anche quattro metri, strutturate a forma di serpentina e chiuse/separate dal resto della Valle. Qui vengono immesse sia acqua salata che dolce: con le basse temperature invernali, l’acqua dolce, che resta verso la superficie, ghiaccia, costituendo una sorta di pellicola protettiva, quasi fosse una coperta naturale; in questa fase il pesce rimane presso il fondo, in una sorta di semi letargo. In primavera, si attua il procedimento inverso: si interrompe l’immissione di acqua all’interno delle peschiere e si abbassa il livello idrico delle medesime rispetto alla Valle; coi primi tepori primaverili, vengono alternativamente aperte delle chiuse che mettono in comunicazione i vari settori delle peschiere con la Valle: il pesce sentendo l’acqua nuova va contro corrente ed esce dalle peschiere verso il lago aperto, ad iniziare un nuovo ciclo di crescita.